In base a questa stessa collocazione, un problema rappresenta tutto ciò che in un determinato momento della propria vita destabilizza il nostro equilibrio e benessere perché si interpone tra noi e i nostri obiettivi; è tutto ciò che presenta ostacoli, difficoltà, inconvenienti che siamo chiamati ad affrontare e che richiede adattamento o comunque l’adozione di un comportamento particolare, aprendo così, spesso e volentieri, la strada all’idea di un processo di cambiamento.
Ogni essere umano in base al proprio carattere, temperamento e conseguenti esperienze di vita, sviluppa degli automatismi cioè atteggiamenti automatici nei confronti di cose, persone, fatti ed eventi tra cui quelli problematici, compresa la loro gestione ed eventuale risoluzione.
La scoperta più straordinaria è, secondo me, l’idea per cui molte volte un problema non esiste in quanto tale così come da noi percepito; spesso, siamo noi stessi, a causa di processi cognitivi e non solo, a trasformare delle situazioni in eventi problematici: ciò accade perché adottiamo atteggiamenti che non sono adatti alla gestione funzionale di particolari eventi.
Il paradosso del Lampione:
“Sotto un lampione c’è un ubriaco che sta cercando qualcosa. Si avvicina un poliziotto e gli chiede che cosa abbia perduto. ‘La mia chiave’, risponde l’uomo, ed entrambi si mettono a cercarla. Dopo aver guardato a lungo, il poliziotto chiede all’uomo ubriaco se è proprio sicuro di averla persa lì. L’altro risponde: ‘No, non qui, là dietro; solo che là è troppo buio’.”
Tratta da “Istruzioni per rendersi infelici” di Paul Watzlawick