CAPITOLO 4
IN EQUILIBRIO
Credo che la parola equilibrio, insieme a quella di normalità, rappresenti uno dei nostri pensieri fissi degli ultimi mesi: la sua mancanza si è fatta sentire. È sempre così con le cose della vita: se ci sono ci annoiano facilmente, se invece non ci sono malediciamo il giorno in cui le abbiamo perse consapevoli di non averle apprezzate abbastanza. Ciascuno di noi sa, più o meno, cosa significhi il termine equilibrio; io, sempre più o meno, ho capito che in realtà da solo non ha molto senso, come la maggior parte delle cose della vita: dipende dal contesto, dal senso che gli attribuiamo o che vorremmo giungesse all’altro. Eppure, l’equilibrio è alla base di ogni sistema e, a suo modo, lo influenza anche e soprattutto con la sua assenza, quando viene a mancare. Consultando il vocabolario, tra le tante definizioni specifiche, ne scorgo una breve e concisa che mi conquista per la sua delicatezza per cui “l’equilibrio è lo stato di quiete di un corpo”: un’idea che trasmette pace solo ad immaginarla.
La forza dell’immaginazione, insieme allo stato di quiete che effettivamente ne deriva, non fa altro che darci un’ulteriore conferma (qualora fosse necessario) del potere di una parte di noi, speciale e importante, per la quale l’aspetto “equilibrio” risulta essere fondamentale: la mente umana.
Sappiamo bene quanto sia importante prendersi cura del proprio organismo, del corpo e di tutti gli aspetti ad esso collegati, ma il fisico non è l’unico ad aver bisogno della giusta attenzione; emozioni, speranze e qualche sana illusione sono aspetti fondamentali per la nostra vita, la completano donandole colore e calore.
Una giusta dose di equilibrio porta benefici alla nostra mente e fa sì che il nostro stato d’animo sia e resti sereno, potendo così godere di una situazione di stabilità; promuovere e sviluppare equilibrio psicologico significa mantenere una certa solidità in termini di umore, emozioni e sentimenti, significa reagire psicologicamente agli stimoli esterni con una certa moderazione e in modo proporzionato, mantenendo il giusto autocontrollo sulla nostra personale vita istintiva e impulsiva.
La mancanza di stabilità interiore spesso è dovuta all’incapacità di relazionarsi in modo corretto con sé stessi e con gli altri e può condurre al crollo psicologico ogni qualvolta ci si trova di fronte a problemi o situazioni inaspettate.
Ogni persona è un mondo a sé ed è perciò impossibile definire un modo di essere, valido per tutti, in grado di conferire l’equilibrio psichico. Esistono però dei fattori psicologici che rappresentano gli ingredienti fondamentali per una personalità equilibrata.
Il primo e fondamentale aspetto riguarda la conoscenza di sé: è importante conoscere le proprie attitudini, i propri limiti ma soprattutto le proprie abilità. Un’autentica conoscenza di sé richiede due tipi di analisi: una introspettiva, ossia un tipo di indagine che ci permette di entrare in contatto con la nostra parte più intima e autentica, spesso resa inaccessibile da limiti e pregiudizi derivanti dal contesto sociale o, addirittura, da noi stessi; il secondo tipo di analisi può essere definita estrospettiva, un neologismo recente introdotto e promosso da alcuni autori che amano sottolineare l’importanza degli aspetti relazionali della nostra esistenza, della nostra umanità e comprensione verso gli altri, partendo dal presupposto che nessuno di noi è isolato in una realtà impermeabile agli altri; questa seconda modalità di indagine, dunque, consente di arrivare ad una piena conoscenza di sé attraverso le nostre azioni, inserite in un circolo virtuoso di relazioni tra le persone attraverso un sapiente uso della comunicazione che, ricordiamo, non è soltanto verbale ma anche e soprattutto non verbale.
Entrambi i tipi di analisi risultano alquanto difficili: ricoprendo il ruolo di giudici di noi stessi, mettiamo in atto una serie di meccanismi di difesa e auto-giustificazione che minano l’obiettività di questi criteri. Ma anche questo può non rappresentare un vero e proprio un limite, anzi, rende chiara l’importanza del confronto con gli altri soprattutto se “gli altri” sono professionisti del settore in grado di fornirci strumenti efficaci e utili alla risoluzione del problema.
Il secondo aspetto riguarda l’emotività: spesso gli squilibri derivano da un sovraccarico emotivo, dal “troppo cuore e poco cervello” come si suol dire. Questo non significa dover isolare cuore ed emozioni a favore di un’eccessiva lucidità e un razionale distacco emotivo, anzi, non è assolutamente auspicabile diventare indifferenti nei confronti dei nostri moti emozionali.
La soluzione ideale è quella di raggiungere la giusta armonia tra razionalità ed emotività: questo equilibrio ci permetterebbe di affrontare i problemi e le situazioni con realismo e obiettività, senza drammatizzarli, analizzandoli con semplicità e naturalezza senza mai dimenticare chi siamo, senza smettere di essere semplicemente sé stessi. In questo senso, risulta fondamentale prendersi cura di alcuni aspetti sociali e stabilire relazioni funzionali e soddisfacenti (familiari, amicali o sentimentali), molto efficaci in termini di equilibrio poiché consentono di porre attenzione all’altro e non solo a sé stessi: questo arricchisce la nostra personalità aprendola a nuove esperienze ed emozioni, ad orizzonti sempre più ampi, rendendola più tollerante e flessibile.
Infine, non per importanza, l’importanza di coraggio e ottimismo: come ben sappiamo, la vita spesso ci pone davanti a situazioni difficili da affrontare, più o meno critiche quali, ad esempio, problemi familiari, di salute, di lavoro, ecc… tutte circostanze in cui è giusto e lecito provare sentimenti di sconforto e sfiducia, ma sono le stesse situazioni in cui l’unica cosa che realmente possiamo fare è combattere e lottare con tutte le nostre forze, soprattutto con coraggio. Il coraggio c’è ed è dentro di noi, spesso oscurato da pensieri, paure e preoccupazioni, ma c’è ed è lì. Avere coraggio non significa non avere paura, anzi, l’assenza di paura è altrettanto inappropriata e sintomatica: la soluzione, anche in questo caso, è il giusto equilibrio tra forza e debolezza, un equilibrio che ci consente di affrontare la paura con coraggio per superare gli ostacoli e lottare per i nostri obiettivi.
Come fare? Con ottimismo.
A volte ci sentiamo così disorientati e negativi che anche un piccolo graffio diventa ai nostri occhi una grande cicatrice. Le più piccole difficoltà diventano grandi impedimenti e una piccola incomprensione diventa la goccia che fa traboccare il nostro vaso. Pensandoci però, a cosa serve irrigidirsi e chiudersi in un vortice di negatività? A cosa ci porta? Di certo, non alla soluzione.
Ciò che davvero può aiutarci in momenti difficili è la consapevolezza del fatto che se non possiamo cambiare le cose, possiamo sempre cambiare il nostro atteggiamento verso le cose: c’è sempre qualcosa che possiamo fare e la soluzione non è l’eliminazione in sé del problema, la vita probabilmente ce ne proporrà degli altri.
La vera conquista è maturare la capacità di resistere agli urti senza rompersi e riorganizzare positivamente la propria vita, senza perdersi d’animo, dopo essere stati sottoposti ad eventi critici, in un’unica parola resilienza: la possibilità di essere flessibili, e non fragili, resistenti e forti alla rottura, in grado di ripristinare di volta in volta il giusto equilibrio in seguito ad un evento traumatico esterno.
Insuccessi e situazioni negative fanno parte della nostra vita ed è un dato di fatto, quindi è molto utile capire come sfruttarli per trarne beneficio e migliorare sé stessi: di fronte a problemi e disgrazie, la mente dell’uomo prova dolore perché l’impatto morale è forte e si sente, deforma e sconvolge. Solo la flessibilità e l’adattabilità permettono di non perdere motivazione e speranza; invece di lasciare che difficoltà e fallimenti esauriscano la sua determinazione, la persona resiliente non si arrende e cerca un modo, che quasi sempre trova, per risollevarsi e affrontare con forza i tempi difficili interpretandoli come situazioni temporanee che non possono di certo ostacolare il raggiungimento degli obiettivi di una vita.
Come sempre, scrivere e parlare risulta molto semplice e, in questo senso, la resilienza potrebbe sembrare un’utopia o, peggio ancora, una qualità magica; assolutamente NO! È incredibilmente reale e possibile, è come il coraggio, c’è sempre anche se a volte non si fa vedere: va coltivata e sviluppata lavorando sul proprio mindset, ovvero la propria mentalità. Una persona resiliente sviluppa un generico atteggiamento positivo, non resta paralizzata di fronte alle avversità e reagisce anche nelle condizioni peggiori, governando le proprie emozioni, vivendo e interpretando il fallimento come una forma di feedback utile, da cui imparare, per non commettere nuovamente gli stessi errori.
La persona resiliente sa bene che
“Tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura.”
–Jack Canfield
Da soli non è facile ma insieme diventa possibile.
Dunque, cosa aspetti? Fatti un regalo e cambia il tuo punto di vista, cambia il tuo sguardo sul mondo.
Comincia ora. Io sono qui per te.
Per qualsiasi tipo di informazione e/o curiosità contatta o scrivi.
Dott.ssa Simona Remino, Psicologa
E-mail: dott.ssa.simonaremino@gmail.com
Copyright 2021 © All rights Reserved.Made by Nexus Web Agency.
Copyright 2021 © All rights Reserved. Design by Nexus Web Agency